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Battiato & Alice sul palco di Luglio Suona Bene

Lug 19

Sin dagli anni Ottanta le loro voci si sono diverse volte incontrate planando uno sull’altra. Le loro menti si sono fuse generando continuamente nuove esperienze. Le loro onde si sono scontrate ancora, creando le “geometrie empiriche” della musica pop italiana di cui Battiato si rende uno dei massimi maestri contemporanei. La sperimentazione di Franco Battiato e lo splendore estroso di Alice anche la sera del 17 luglio 2016, all’Auditorium Parco della Musica - in occasione della rassegna “Luglio suona bene” - si sono incrociati per una supernova di luce e vibrazioni nei cuori di intere generazioni. Freschi, come questa speciale serata, sono saliti sul palco della cavea gremita di gente.
È stata Alice ad aprire le danze con la sua voce, il suo impeccabile aspetto dalla candida eleganza e un ventaglio di archi che la circondava assieme a synth, immancabile strumentazione elettrica (chitarre, basso e batteria) e come fulcro di tutto questo un pianista a condurre le melodie.
Sentire cantare Alice con un accompagnamento importante e sostenuto egregiamente dall’ensemble è una delle esperienze che portano ad identificare chiaramente il percorso di un vero artista. Le splendide interpretazioni di pezzi come “Il Contatto” e “Da Lontano”precedono brani più noti come “Il Vento dell’Estate”, “Per Elisa” o “Veleni”, che all’arrangiamento vistosamente avanguardista intreccia delle sonorità dub. Creazioni a cui non sono giunti nemmeno alcuni esponenti delle più fresche generazioni. Chiude con “Il Sole nella Pioggia”, abbracciando il pubblico con una costante e affettuosa gratitudine.
Entra lui, poi, il Maestro. Ad “esoticizzare” la scena uno spazioso pouf rivestito di tappeto persiano su cui Battiato si adagia nel corso di quasi tutti i suoi brani. Si presenta smagliante indossando una giacca rubino. Ecco, giunti a lui bisogna tirare le somme di tanti elementi che lo portano ad essere il personaggio che è: prima di tutto il fatto che Franco Battiato forse incarna una sperimentazione compiuta, unica e sui generis. È talmente azzardato da inserire nei suoi testi digressioni e ambientazioni inverosimili, apparentemente insensate, che solo a lui si possono adattare, al suo spaziare talmente vasto da concentrare nell’essenza di un’idea dei mondi lontani. Insomma è quello che si ritrova a vagare nei campi del Tennessee e parla dei desideri delle prostitute libiche, tanto per dirne un paio. Malgrado lo stridore che si avverte, l’azzardo poetico decisivo lo rende maestoso, facendo gettare le armi di qualunque attentata critica. Insomma Battiato può. Concettualmente il tutto si riversa negli arrangiamenti. Da qui l’eclettismo che lo rende geniale abbraccia una molteplicità di generi condensati nella sua musica, “un tempo in alto” sopra tutti.
Vedere dal vivo Battiato è come dar forma e volto al buon gusto italiano e rassicurarsene ancora. Ci ha fatto cantare, gridare, applaudire, ballare, stringere attorno a lui, un pubblico che, variegato come la sua forma d’arte, non ha esitato a saltar su dal “posto assegnato” da “Cuccurucucu” fino a tutti i grandi classici, radunarsi sotto il palco e sfiorargli la mano per brillare per un secondo come lui brilla da cinquant’anni. Breve ed intensa la perfomance che li vede entrambi duettare, finalmente, insieme: “I treni di Tozeur”, “Prospettiva Nevski”, “E ti vengo a cercare” - “Avanti, cantiamo Bandiera Bianca e basta”.

Emanuela Platania 19/07/2016

Foto: Musacchio&Ianniello

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