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Recensito incontra Livia Ferri. La cantautrice romana sabato 21 ottobre a "Up - Restate in Stazione"

Livia Ferri. Classe 1986, professione cantautrice. Romana, “scrive di vita e di relazioni, e le racconta con una chitarra acustica”. Un folk rock acustico che unisce rock, blues, soul e indie. Le sue canzoni di sola voce e chitarra le porta in giro per l’Italia.
Sabato 21 ottobre sarà a Roma, sul palcoscenico di "Up - Restate in Stazione". L’evento è a cura del Nucleo di Sicurezza Ambientale Roma Nord (NSA). Le loro attività, da diversi anni, non si esauriscono con il prezioso lavoro della Protezione Civile ma si occupano anche della riqualificazione urbana delle periferie e delle stazioni. Tra queste c’è proprio “UP”: la prima manifestazione allestita in una stazione della metropolitana, esattamente sopra (!) la stazione Jonio della metro B1. Uno spazio strategico dove arte-intrattenimento-educazione convergono e incontrano le esigenze del pubblico, non solo quello di quartiere. Eventi del genere, all’insegna di socialità e condivisione, diventano così un ponte tra le realtà circostanti, in un luogo in cui ragazzi e famiglie si ritrovano e si interfacciano con artisti e attività di ogni genere.
“Up - Restate in Stazione” è un vero e proprio aggregatore sociale, un punto di ritrovo per i giovani e le loro famiglie e la musica di Livia Ferri è pronta a suonare.

Con delle iniziative così importanti e produttive, le periferie acquistano nuova vita. Vengono sistemate e rese accessibili e accoglienti anche grazie al lavoro di writer di fama. Che effetto fa a una cantautrice romana prendere parte a un progetto come questo? 

È sempre bello partecipare a questo tipo di progetti, dove i quartieri resuscitano grazie all'amore e al lavoro di persone che conoscono l'importanza della vita di quartiere. L'unica via è autogestirsi.

Lei ha studiato alla Saint Louis di Roma: quanto è importante la presenza di scuole musicali, centri di studio e di aggregazione dove poter imparare a scrivere, cantare, suonare, soprattutto nelle zone più periferiche delle grandi città?

È molto importante, sempre, ma anche un centro di aggregazione può diventare un luogo chiuso al diverso e al nuovo. È importante cercare di creare uno spazio dove, dopo aver studiato, imparato e conosciuto, si possa essere liberi di creare, senza strutture.

Lo spazio circostante influenza le sue performance? Le stazioni metro sono luoghi simbolo della città, teatro della quotidianità e perfetta rappresentazione della vita: lì si ha la possibilità di vedere le infinite sfaccettature dell’essere umano. Si è mai esibita in un luogo così “metropolitano” e in un certo senso avanguardista come quello di “Up”? Che cosa si aspetta da una location così particolare?

Certo, lo spazio può influenzare la performance, ma la verità è che non sono gli spazi a fare la differenza ma le persone che li abitano. Non ho aspettative nella misura in cui non ho aspettative particolari verso il pubblico, non più, ho solo desideri, obiettivi.

 “A Path Made By Walking” è il titolo del suo ultimo disco e fa pensare proprio a qualcosa che si costruisce pian piano, passo dopo passo… sempre con una chitarra in mano. La musica diventa un crocevia di emozioni e di incontri: chi ha influenzato il suo percorso, di chi sono le orme che ha seguito prima di trovare la tua identità?

Le gocce in questo mare di influenze sono infinite, non saprei dirtele con precisione perché non so quante e quali hanno effettivamente influenzato il mio modo di comporre e scrivere ma posso dirti chi mi ha insegnato un po' a vivere e chi amo profondamente. Facendo una rapida sintesi direi: Ani diFranco, Bjork, Fiona Apple, My Brightest Diamond.

Quale sarà la chiave giusta per coinvolgere un pubblico eterogeno sabato?

Quella di sempre, l'onestà.

 

Silvia Lamia
16/10/2017