Stili, storie e linguaggi a confronto quelli che sono protagonisti del week-end milanese al Festival Tramedautore con il macedone “Who the fuck started all this – Hurtling stillness” ovvero “Chi cazzo ha iniziato tutto questo – Instabile Immobilità” e “Il colore del sole”. Dejan Dukovski è tra i più stimati autori della nuova generazione del teatro e del cinema macedone. Spettatore della guerra dei Balcani, ne descrive le conseguenze in una spettacolo diviso in sette fasi, ognuna delle quali popolata da un bizzarro universo di personaggi differenti che ritraggono l’ipotetico esplosivo di una situazione incessantemente sull’orlo di un abbandono feroce. “Who the fuck started all this”, prodotto dalla KHiO Kunsthøgskolen – Accademia Nazionale delle Arti di Oslo, indaga sulle conseguenze della guerra nei Balcani dal punto di vista del macedone Dejan Dukovski, autore tra l’altro di testi che sono diventati film stimati (come La Polveriera, vincitore del premio della critica a Venezia del 1998) e testimone del conflitto in prima persona. La rappresentazione a cui assistiamo è però l’adattamento molto personale ed intimo della giovane scrittrice norvegese Agate Øksendal Kaupang che l’ha riscritto approfondendo temi già presenti nell’originale: la sindrome post-traumatica, la violenza sessuale, l’abuso di potere, il razzismo e la crisi dei rifugiati. Archetipo del nuovo black humour balcanico, il testo fa fronte a situazioni sospese fatte di pause e situazioni non dette che girano attorno ad amori letti sempre come atti di violenza, seviziati, infangati, calpestati. I personaggi, rappresentati in sette cornici in un clima onirico e stravagante, sono dei delinquenti che non si sforzano nemmeno più di conquistare un riscatto ma probabilmente solo una dichiarazione del loro modo di essere.
Nonostante la tragica brutalità degli episodi narrati, emerge tuttavia una “gioiosità” di fondo nel raccontarli. Attraverso incontri/scontri tra un clown e una ballerina, il Dottor Fallus e un collezionista di bollette, per chiudere con una suora e un demone in gabbia, Dukovski circoscrive il perimetro di un microcosmo privo d’amore dove ogni vicenda è un riproporsi circolare di avvenimenti ed emozioni, con uomini e donne che cercano miseramente di scampare dall’imbastardimento del pensiero che ne cadenza il quotidiano. Lo spettacolo, tradotto in norvegese (con sovratitoli in italiano), a cura di Kristian Bjørnsen e Giulia Brunello, vede protagonisti Vidar Gornitzka Anfinnsen, Sarah Mcdonald Berge, Karin Margrethe Klouman, Tarjei Westby, diretti da Øystein Ulsberg Brager e Arturo Tovar. Altra musica con “Il colore del sole”, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Andrea Camilleri dove s’intrecciano episodi del Seicento, con Caravaggio in fuga da Malta, a vicende dei nostri giorni che vedono tra i protagonisti lo stesso autore siciliano alle prese con la stesura del romanzo su Caravaggio. “Il colore del sole” inizia con la visita di Andrea Camilleri (che in questi giorni festeggia 90 anni) a Siracusa dopo cinquant'anni di assenza, durante la quale un biglietto viene segretamente infilatogli in tasca: contiene un numero di telefono, che dovrà chiamare da una cabina pubblica. L'Andrea Camilleri scrittore di romanzi gialli non resiste al potere attrattivo di un'indagine che si presenta buia, angosciante e fitta di misteri. L’adattamento di Gian Maria Cervo favorisce e mette in rilievo le caratteristiche fastose dell’opera di Camilleri, dando vita ad una macchina teatrale tutta costruita sul cambio di atmosfera e tempi, con un finale forte e piacevole che rappresenta al contempo la fine e la demolizione della struttura narrativa. La drammaturgia di Gian Maria Cervo, in quest'opera, è in grado di trasformare il romanzo giallo di Andrea Camilleri in un divertimento metateatrale incentrato sulla relazione tra sopravvivenza e arte di raccontare. Lo spettacolo, una coproduzione TSAM, Festival Quartieri dell’arte e Festival dell’Aurora Crotone, si avvale della regia di Franco Eco e vanta la presenza di Alessio Di Clemente, di giovani attori come Marco Celli, Anna Ferraioli Ravel, Pietro Casotti. Il regista in scena, introduce i personaggi ed il loro cambio di ruolo in uno spettacolo che viaggia continuamente tra passato e presente.
Adele Labbate 19/09/2016