Milano: all’Auditorium lunghi applausi per il giovane Luca Buratto in Rachmaninov
Chopin possono suonarlo tutti, Rachmaninov solo in pochi e tra questi pochi eletti di certo possiamo annoverare il ventenne Luca Buratto che incanta letteralmente la platea dell’Auditorium con un’esecuzione mozzafiato del “Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in Re min, op. 30”. Per circa 40 minuti il giovane Buratto non stacca le mani dal pianoforte: un’infilata di note scivolano con una voracità e una leggerezza che non hanno eguali.
Difficile esprimere con le parole l’emozione generata da Buratto salutato dal pubblico con lunghi, dovuti, sentiti, meritati applausi. Uno dei Concerti per pianoforte tra i più intricati di Rachmaninov, dove il pianoforte non ha un attimo di respiro, quel respiro che gli spettatori trattengono per tutta l’esecuzione. La folla è in delirio, in molti si alzano per rendere omaggio a questo piccolo (di statura) artista talentuoso e straordinario.
Ma il programma de laVerdi continua nella seconda parte al suono delle note “impazzite”, “primitive” e “selvagge” di Stravinskij, prima con “Scherzo fantastique” e successivamente con una magnifica e potente “Sagra della Primavera”, grandiosa opera concepita come un rito arcaico. Nella Russia pagana una fanciulla è scelta come vittima sacrificale per propiziare il risorgere della natura a primavera; l’atmosfera è naturalistica nella prima parte, crudele e sanguigna nella seconda. La sua prima esecuzione risale al Teatro degli Champs – Elysées di Parigi nel maggio del 1913. L’interpretazione de laVerdi è stata ancora una volta superba. Diretta dal sanguigno Jader Bignamini, l’orchestra è stata insuperabile: tutti i reparti, dagli archi agli ottoni hanno dato l’anima regalandoci così un’esposizione della “Sagra della Primavera” molto forte e spietata. Un “bravo” speciale va comunque ai percussionisti, che hanno suonato con la giusta motivazione un pezzo che non sempre è facile riproporre. In generale il programma della serata è stato azzeccato per il tema costante (quello russo), l’interpretazione e il successo di pubblico.
(Adele Labbate)
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