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Social media e cinema: una nuova era di promozione e coinvolgimento

Nel vasto panorama dei media digitali, l'industria cinematografica ha abbracciato pienamente il potenziale dei social media come strumenti essenziali nella promozione e nel coinvolgimento del pubblico. Piattaforme come Instagram, Twitter, Facebook e YouTube sono diventate non solo canali di comunicazione, ma vere e proprie piazze virtuali dove i film competono per l'attenzione degli spettatori.
Instagram, in particolare, si è distinto come uno dei principali alleati nella promozione cinematografica. Grazie alla sua natura visiva e coinvolgente, Instagram offre agli studios l'opportunità di condividere teaser, trailer, poster e contenuti dietro le quinte in modo immediato e coinvolgente. Le storie, con la loro durata limitata e la loro natura dinamica, consentono agli studios di creare hype intorno ai loro progetti in tempo reale, coinvolgendo il pubblico e stimolando la curiosità.
Parallelamente, i social media hanno trasformato il modo in cui vengono considerate le recensioni cinematografiche. Oltre alle tradizionali recensioni dei critici, il pubblico ha la possibilità di condividere le proprie opinioni sui film attraverso tweet, post su Facebook e recensioni su piattaforme come Letterboxd e IMDb. Questo feedback diretto e autentico influenza le decisioni di visione del pubblico e può avere un impatto significativo sul successo commerciale di un film, poiché le opinioni degli spettatori sono spesso considerate più autentiche e affidabili rispetto a quelle dei critici tradizionali.
Inoltre, i social media consentono agli studios di monitorare e misurare l'engagement del pubblico in modo più dettagliato rispetto ai tradizionali metodi di marketing. Attraverso analisi approfondite dei dati, gli studios possono valutare l'interesse e l'entusiasmo del pubblico per un film, identificare trend e adattare le proprie strategie di promozione di conseguenza. Questo approccio basato sui dati consente una maggiore precisione e adattabilità nelle strategie di marketing, aumentando le possibilità di successo dei film.
Tuttavia, non mancano sfide nel mondo della promozione cinematografica sui social media. La crescente sovrabbondanza di contenuti online rende sempre più difficile per un film emergere dalla folla e catturare l'attenzione del pubblico. Inoltre, la natura imprevedibile e volatile dei social media può portare a reazioni negative e campagne di boicottaggio che possono danneggiare la reputazione di un film prima ancora che venga rilasciato. La gestione efficace della reputazione online diventa quindi essenziale per mitigare potenziali danni alla promozione e al successo del film.
In conclusione, l'utilizzo dei social media ha rivoluzionato la promozione cinematografica, offrendo agli studios nuove e potenti modalità per raggiungere e coinvolgere il pubblico. Tuttavia, per avere successo in questo ambiente digitale sempre più competitivo, è essenziale per gli studios essere innovativi, autentici e reattivi alle esigenze e alle aspettative del pubblico. La capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti delle piattaforme e di utilizzare in modo efficace le nuove tecnologie sarà cruciale per il futuro della promozione cinematografica nel mondo digitale.

Davide Antonio Bellalba  27/09/2022

Recensito incontra Filippo Arlia direttore del "Fortissimo festival"

Quando sonorità diverse si mescolano, nascono contaminazioni che creano  suoni unici, irripetibili. Un mix che può nascere solo dall’incontro tra formazioni e culture differenti, come  l'Orchestra Filarmonica della Calabria e quella dei Solistes de Megrine. L’Italia e la Tunisia saranno più vicine dal 22 al 27 settembre, con la quarta edizione del Fortissimo festival che, dalla Calabria, trasloca nello spettacolare anfiteatro di El Jem. Un programma ricchissimo: dai tributi a Ennio Morricone e Pierpaolo Pasolini, alle interpretazioni  di Gabriele Lavia e Federica Di Martino. Il tutto, sotto la direzione artistica del maestro Filippo Arlia, che Recensito ha incontrato prima della partenza per questo incredibile viaggio.  

Perché la scelta di Tunisi?

La Tunisia è un paese arabo che non ha una tradizione sulla musica classica occidentale, ma è forse quello che dimostra maggiore tendenza a voler costruire una cultura musicale europea. 

Un evento per celebrare  l’amicizia tra questi due Paesi del Mediterraneo, come un ponte per sviluppare un dialogo tra le nostre culture?

Sì, Italia e Tunisia sono paesi così vicini eppure a volte sembrano così lontani. È incredibile come a poche miglia di distanza possa completamente cambiare il modo di vivere. La musica, l'arte in generale, sono degli strumenti che possono veicolare la vicinanza tra i popoli. 

Italia e Tunisia: come dicevi tanto vicini geograficamente  ma con culture musicali lontane. Cosa dobbiamo aspettarci?

Senza dubbio unire due orchestre non è una cosa semplice o scontata. Ma è una sfida interessante costruire qualcosa di innovativo, unico nel suo genere. La contaminazione, per gli artisti, è sempre stata un carattere positivo. 

Un progetto che mette al centro soprattutto i giovani..

Tantissimi giovani, calabresi e italiani. Duecento maestranze in trasferta in Tunisia, perché per montare questo genere di spettacolo, oltre ai musicisti, ci sono anche tante altre figure che lavorano alacremente dietro il palcoscenico. 

Inaugurerete il Festival con un omaggio a Ennio Morricone, suonato dall'Orchestra Filarmonica della Calabria e da quella di Le Solistes de Megrine. Poi sarà la volta di un tributo a Pasolini e al grande tenore Franco Corelli. Vuoi mettere alla prova la tua versatilità e quella dei musicisti?

Si, credo che essere trasversali in questo momento storico possa aiutare la musica classica ad attirare i giovani.

Ormai in tutto il mondo la lirica non è più percepita come una forma di occidentalizzazione: quanto unisce queste due orchestre?

La lirica è senza dubbio diffusa ovunque, però ancora oggi è un marchio italiano. È un modo per esportare il prodotto italiano nel mondo, come la pasta o la pizza. Anche i cinesi fanno la pasta, ma la nostra, parliamoci chiaro, è un'altra storia. 

Hai calcato, nella tua carriera, alcuni tra i palcoscenici più prestigiosi al mondo, tra cui  la Carnegie Hall di New York e la Cairo Opera House. Il Fortissimo Festival, si svolgerà  tra il Teatro Municipale di Tunisi e l’anfiteatro romano di El Jem. Cosa significa esibirsi su palchi così “di peso” e tanto diversi da quelli di “casa propria”?

Credo siano esperienze fondamentali per la crescita di un professionista, sia dal punto di vista musicale che umano. Conoscere platee così diverse ti aiuta a capire che ognuno ha il proprio modo di ascoltare la musica, ma alla fine conta un solo principio: non bisogna fare ciò che è giusto ma ciò che è bello. 

Il Fortissimo festival tornerà qui il prossimo anno?

Stiamo dialogando con le istituzioni del luogo. Spero che si possa creare qualcosa di importante perché la Tunisia è un paese meraviglioso. 

Elisa Sciuto  19/09/2022

Recensito intervista Andrea Chiodi, Direttore Artistico del festival "Tra Sacro e Sacro Monte"

<<L’unico modo per combattere la morte, è cantare un inno alla vita. L’unico modo per ricominciare, oggi, è farlo con forza>>. A queste parole, tratte dal lavoro teatrale di Massimo Recalcati, si ispira la tredicesima edizione del festival Tra Sacro e Sacro Monte, che si terrà dal 7 al 28 luglio a Sacro Monte, in provincia di Varese. Diretto dal regista Andrea Chiodi, che abbiamo qui intervistato, vedrà la partecipazione di importanti nomi della scena italiana e straordinari interpreti del teatro contemporaneo.

Hai deciso  di aprire questa edizione con Amen di Massimo Recalcati. Un inno alla vita?

Sì,  uno spettacolo che ha debuttato quest'inverno al Franco Parenti con tre attori che stimo molto, alcuni anche amici, e Federica alla terza volta al Sacro Monte. Un inno alla vita è quello di cui abbiamo bisogno tutti! E avere Recalcati sarà un occasione unica e preziosa.

Da regista, non hai pensato di dirigere una delle piece rappresentate alla kermesse?

È accaduto per il decennale tre anni fa ma credo che, un direttore artistico di un festival, debba pensare più agli altri, a proporre cose da costruire; rischierei di far ruotare tutto intorno a me, mentre io amo incontrare, scoprire e imparare anche dagli altri.

In che modo hai interagito con i registi?  C’è un confronto prima di andare in scena o lasci massima libertà?

 Assoluta libertà nel rispetto del luogo e dei temi che abbiamo deciso di raccontare.

Quali sono le novità di quest’anno?

Il festival segue ormai una linea abbastanza consolidata: la novità sono gli artisti e le nuove collaborazioni con persone anche del territorio. Grande sorpresa, il nuovo palcoscenico che quest'anno si sposta, per permettere a un ampio pubblico di partecipare.

Il programma prevede grande varietà di generi: recitazione, musica, reading, danza. Ti aspetti il tutto esaurito?

Lo spero, più che altro perché mi sta a cuore quello che si racconterà e si porterà in scena, non tanto per i grandi numeri, ma per fare grande divulgazione 

Non solo eterogeneità delle rappresentazioni, ma anche importanti nomi con una scelta generazionale ampia: Valter Malosti che, con maestria, si muove tra tragedia e commedia, in teatro, radio, tv; Federica Rossellini, giovane attrice e performer tra le più interessanti della scena italiana; Massimo Popolizio, che  racconterà la figura di Pasolini nella celebrazione dei cent’anni dalla nascita, solo per citarne alcuni.  Vuoi abbracciare, così facendo, un pubblico di tutte le età e gusti?

Voglio avere le voci giuste per i temi giusti, mi piace che ci siano gli artisti con quello che li rappresenta al meglio; cerco sempre di chiedere loro la cosa giusta e, certo, abbiamo artisti con un pubblico più legato alla ricerca e star del teatro.

Quasi un anno fa se ne andava Piera Degli Esposti, lasciando un vuoto incolmabile. Tu sei stato suo allievo, cosa ricordi e cosa hai imparato da lei?

Tutto! Potrei parlare ore, lascia un vuoto enorme nel panorama culturale e nel mio cuore. Voglio dire una battuta relativa a ciò che lei mi ha insegnato e che mi ha ripetuto molte volte: <<Nella carriera artistica e nella vita, bisogna decidere se essere profondamente una mela o una pera: non si può essere tutto, ma profondamente una cosa>>. Pensando al festival, è profondamente una cosa. E Piera è stata qui ben due volte.

Per due anni i teatri  hanno sofferto delle chiusure. Te la senti di fare un appello affinché l’arte e gli artisti non vengano più messi da parte?


Certo, è troppo importante, troppo! C'è bisogno di pensieri grandi, profondi, intelligenti; anche di sorrisi e bellezza. Il teatro, il cinema, la musica sanno regalarli, quindi credo non si possa pensare di metterli da parte. Una civiltà senza cultura è una civiltà che non sa raccontarsi.

Elisa Sciuto  02/07/2022

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