È un viaggio immersivo nella pittura come atto esistenziale quello che offre Chroma, la grande antologia personale di Margareth Dorigatti allestita fino al 22 giugno 2025 nello storico Castello di Castelbello, in Val Venosta. A cura di Alessandro Casciaro, la mostra raccoglie 64 opere rappresentative di oltre cinquant’anni di ricerca artistica, offrendo uno sguardo profondo su una delle pittrici più complesse del panorama contemporaneo italiano.
Nata a Bolzano nel 1954, Dorigatti si è formata tra Venezia e Berlino, per poi vivere e lavorare tra la capitale tedesca e Roma, dove oggi insegna Decorazione all’Accademia di Belle Arti. La sua è una pittura colta e stratificata, influenzata dalla teoria dei colori di Goethe e intrisa di richiami letterari, mitologici e spirituali. Il colore è il nucleo espressivo da cui tutto si genera: mai decorativo, ma sempre sostanza vibrante, riflessione sul dolore, sul desiderio, sul femminile.
I cicli esposti – Salomè, Diari romani, Charlotte-Goethe, Rubra, Heroes, Erlkönig, Luna-Mond ed Epistolarium – sono mondi autosufficienti, in cui pittura, musica e scrittura si fondono. Nelle figure femminili – Antigone, Ismene, Teresa d’Avila – si riflette l’archetipo della ribellione, dell’intuizione, del sacrificio. Nei suoi eroi maschili si intravede una forza esibita e, al tempo stesso, fragile. Le opere del ciclo Erlkönig, ispirato alla ballata di Goethe, evocano un orrore silenzioso e astratto, visivamente intenso.
Straordinaria la serie Charlotte-Goethe, in cui Dorigatti dà voce alle lettere perdute di Charlotte von Stein con buste sigillate che sembrano pulsare, come ferite aperte. Nell’ultimo ciclo, Epistolarium, emerge la nostalgia per la parola scritta, oggi soppiantata da comunicazioni fugaci: lettere dipinte come reliquie, dense di silenzio e memoria.
Miriana De Falco 14/05/2025