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Fino al 6 aprile 2025 il Mattatoio di Roma presenta la mostra "Exprimo" a cura di Chiara Nicolini

06-03-2025 00:03

Redazione

Eventi,

Fino al 6 aprile 2025 il Mattatoio di Roma presenta la mostra "Exprimo" a cura di Chiara Nicolini

Una selezione di opere di otto artisti che spaziano dalla fotografia al video, dalle installazioni alla scultura...

Il Mattatoio di Roma presenta la mostra EXPRIMO a cura di Chiara Nicolini, promossa dall’ Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’Azienda Speciale Palaexpo. L’esposizione, ospitata presso la Galleria delle vasche de La Pelanda a ingresso gratuito, è organizzata dall’ Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Gruppo Pouchain.
EXPRIMO raccoglie una selezione di opere di otto artisti che spaziano dalla fotografia al video, dalle installazioni alla scultura. Maria Adele Del Vecchio, Giorgia Errera, Teresa Gargiulo,
Goldschmied & Chiari, Micaela Lattanzio, Numero Cromatico, Santiago Sierra, Catalina
Swinburn partono dalla parola e attraverso un lavoro di scomposizione linguistica conducono a una riflessione concettuale che investe l’utilizzo della parola stessa rimodulato in forma artistica.
Ogni lavoro è volto a esprimere un concetto che immerge chi osserva in una dimensione spaesante rispetto ai canoni convenzionali di espressione, costruendo dei linguaggi a volte più espliciti e a volte trasversali. Il percorso espositivo ci guida tra una serie di lavori differenti tra loro per genere e materia, ci invita a soffermarci e a ragionare per entrare in connessione con quello che gli otto artisti vogliono premere fuori – exprimere.
Maria Adele Del Vecchio (Caserta, 1976) utilizza la parola, nella sua natura linguistica prima ancora che segnica, sottolineando l’impossibilità di rinunciare ad essa, così come alla sua negazione, evidenziando quanto il linguaggio sia uno strumento di libertà e identificazione culturale, politica e sociale. L’idea è quella di lavorare sulle relazioni, sulle ‘corrispondenze emotive’ che nascono dall’esperienza quotidiana, dal contatto diretto con oggetti che diventano essi stessi opere, nel tentativo di formulare un nuovo linguaggio che contribuisca alla crescita della consapevolezza di sé e dell’altro, nello spazio e nel tempo. In mostra sono esposti tre scialli: La gentilezza della pietra, Heed the night e Her Wound, appartenuti alla famiglia dell’artista, su cui sono stampate frasi personalmente scritte dall’artista che trasformano l’opera in uno spazio di dialogo, di narrazioni private e condivise.
Di Giorgia Errera (Anzio, 1997) vengono presentate due serie di lavori. La serie Untitled (no ctrl) ha per oggetto dei pulsanti di una tastiera informatica posizionati a comporre delle parole
eteroletterali, ossia composte da lettere tutte diverse fra di loro. La scelta dei termini è condizionata dall’uso di una tastiera per composizione, quindi limitata ad un solo carattere. La tastiera, priva della sua funzione originaria di trasmettere e codificare messaggi, diventa essa stessa un dispositivo per la scrittura, si fa simbolo del potere delle parole di descrivere e ridefinire la realtà̀. Le due stampe della serie Quinto dominio (parole intrecciate), riproducono degli intrecci di termini frequentemente
impiegati per descrivere le tecnologie digitali e i loro effetti nell’ambiente sociale. Il quinto dominio è il nuovo spazio da conquistare, il quinto ambiente di conflitto. Le parole intrecciate tra loro in uno schema a griglia riprendono la struttura formale dei giochi delle riviste di enigmistica.
La ricerca di Teresa Gargiulo (Vico Equense, 1996) considera il linguaggio e il potere evocativo
della parola come punti di partenza per indagare ciò che la circonda. Ogni elemento viene messo in discussione, analizzato e decontestualizzato per arrivare a un punto di vista differente, come in un gioco interviene realizzando accostamenti inconsueti da cui una nuova forma ha origine. How to train my ear si sviluppa nel 2021 come corollario di “suoni semplici in arrangiamenti complessi” il cui punto di partenza è la ricerca di fonemi sperimentali, particelle sonore mai emesse e conseguentemente mai usate, per creare delle composizioni musicali. Ruenmp è un’isola fittizia basata sul linguaggio, i cui confini naturali sono i contorni di un pezzo di quotidiano ricalcato dall’artista fino ad arrivare alla costruzione di un perimetro che ha la forma di un’isola. Luogo che pone l’accento sulle possibilità di trasformazione della lingua, intesa come un materiale plasmabile da cui partire per arrivare ad una forma altra. Secret eyes only e il video Stay Behind di Goldschmied & Chiari (Sara Goldschmied, Arzignano, 1975 ed Eleonora Chiari, Roma, 1971) appartengono alla serie Family Jewels, che riprende il nome da un famoso documento della CIA che raccoglieva attività̀ illecite tenute nascoste al pubblico tra gli anni Cinquanta e metà anni Settanta, centinaia di pagine di atti desecretati dopo lo scandalo Watergate. Secret eyes only, riproduce, sovradimensionato, il timbro con cui vennero bollati questi documenti esaltandone il fascino estetico e la geometria della censura. Stay Behind realizzato in collaborazione con l’artista e coreografa svedese Lotta Melin, vede protagonista le mani della performer Henriette Wallberg, che danzano su una superficie di velluto al ritmo di un codice Morse che ripete ossessivamente la frase “Stay Behind”. La performance, con la sua ripetizione ipnotica, trasmette l’idea di rivelare verità nascoste che si manifestano nell’ultimo frame del video, dove appare il timbro sui documenti desecretati. Con Cosmogonia, Nucleo – La Natura inquieta e Biophilia, Micaela Lattanzio (Roma, 1981) pone il linguaggio come filo conduttore intimamente connesso a una riflessione filosofica sulla condizione contemporanea dell’esistenza. Attraverso la frammentazione fotografica, l’artista sviluppa una grammatica visiva ispirata alla geometria della natura, interpretando il linguaggio come elemento in costante trasformazione. Questa esplorazione riflette la condizione contemporanea di un mondo diviso tra il concreto e il virtuale, dove la narrazione del presente non è che un mosaico di frammenti, incapace di restituire un’immagine integra del mondo. Il suo linguaggio si articola su due dimensioni interconnesse dalla frammentazione: da un lato, le architetture naturali evocano un profondo legame con la terra e il mondo fisico, dove il frammento diventa generatore di forma; dall'altro, il linguaggio digitale, con i pixel e la frammentazione dell’informazione, richiama una corporeità̀ fluida e virtuale, creando una tensione tra natura e artificio, tra corpo fisico e identità̀ liquida. Santiago Sierra (Madrid, 1966) con l’opera video Palabra Destruida (Destroyed World) evidenzia la forza delle parole rompendo i confini definiti del linguaggio e imprimendo il potere dell'immagine sulla parola o coinvolgendola in diversi tipi di azione. La distruzione della lettera stessa cerca di svelare le reti di potere che ispirano l'alienazione e lo sfruttamento dei lavoratori, l'ingiustizia dei rapporti di lavoro, la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza prodotta dal capitalismo. Ci mostra anche che le parole hanno un grande potere nascosto, poiché modellano il mondo come lo conosciamo agendo sulla coscienza. Analepsis opera video di Catalina Swinburn (Santiago, Chile, 1979) ritrae l'artista concentrata sulla tessitura incurante del forte vento che soffia su ciò che sta creando. Quello che l’artista intreccia sono le schede del referendum nazionale cileno del 2020, chiamato a cambiare la Costituzione del paese. Questo tessuto è realizzato con una tecnica che l'artista ha sviluppato ispirandosi alle rovine sacre e alle antiche texture tessili utilizzate nelle culture andine. In questo caso la parola scritta diventa trama di un filo da intrecciare, la costruzione di un complesso linguaggio che da parlato diventa fisico, fino a smaterializzarsi perdendo in parte il suo reale significato veritiero.
Attraverso il vento l'artista simboleggia il cambio di paradigma dell’era digitale, dove i limiti tra il
pubblico e il privato si intrecciano e il dialogo e la comprensione diventano sempre più̀ disconnessi gli uni dagli altri. Il mondo digitale e l'avvento dei social network ci hanno portato verso una frammentazione della realtà̀ e della società.
A conclusione del percorso espositivo troviamo The desire for knowledge di Numero Cromatico
(Collettivo artistico costituito a Roma nel 2011), una grande installazione della serie Tulipani –
intrecci visivi tra testo e immagine – composta da tessere libere di muoversi, create con l’ausilio di algoritmi e intelligenze artificiali. Il testo che questa contiene, infatti, è un verso generato con l'ausilio di S.O.N.H. (acronimo di Statemets of a New Humanity), IA addestrata dall'artista a scrivere statement sul futuro dell'umanità. Con questo lavoro come in altri prodotti, Numero Cromatico si fa promotore di una nuova modalità̀ di coesistenza tra elementi naturali e artificiali, tra essere umano e tecnologia, continuando a riflettere su alcuni temi centrali nella propria ricerca degli ultimi anni: la relazione tra naturale e artificiale, la costruzione di opere e spazi arricchiti, l’attivazione di una relazione critica tra il fruitore e l’opera e tra il fruitore e il proprio mondo interiore. L’opera
attraversabile ci lascia una frase sulla quale riflettere: The desire of Knowledge is the essence of
beauty. Art is the ultimate life creation.

© 2004-2025 Recensito | Testata giornalistica registrata al n°17/2004 del Tribunale di Catania | ISSN: 3034-879X

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