Regista di cinema e teatro – il suo Pieces of a Woman, prodotto da Martin Scorsese, valse a Vanessa Kirby la Coppa Volpi a Venezia e una candidatura all’Oscar per la migliore interpretazione femminile – l’ungherese Kornél Mundruczó è per la prima volta al Piccolo, con uno spettacolo che affronta i temi dell’identità di genere e dell’appartenenza etnica, nel contesto dell’Europa orientale.
Tre generazioni di una stessa famiglia, in un piccolo appartamento, a Budapest. La nonna rifiuta una medaglia d’onore, conferitale in quanto sopravvissuta all’Olocausto; la madre deve fornire una prova della propria identità ebraica, per ottenere un posto a scuola per il figlio, nella loro nuova dimora di Berlino; il figlio adulto è in cerca della propria dimensione di uomo omosessuale.
Tutti si pongono le stesse domande: possiamo liberarci dai condizionamenti identitari che abbiamo ereditato? Quando l’identità è un privilegio e quando è invece un peso? Tutto dipende dal punto di vista.
Con PARALLAX (il termine descrive il cambiamento apparente della posizione di un oggetto, se osservato da diverse angolazioni), il regista ungherese Kornél Mundruczó, con la sua compagnia indipendente Proton Theatre, porta in scena una saga familiare, dipingendo un quadro profondamente toccante dei condizionamenti esercitati dalle convenzioni, tra l’ebraismo dell’Europa orientale e la comunità LGBT+, vittima in Ungheria di innumerevoli restrizioni.
Kornél Mundruczó nasce in Ungheria nel 1975. È regista per la scena e il grande schermo. Affiancato da un gruppo stabile di interpreti e collaboratori creativi, nel 2009 fonda la compagnia teatrale indipendente Proton Theatre. Nel 2017 Imitation of Life è candidato come miglior regia al premio teatrale Der Faust, diventando così la prima produzione non tedesca a essere nominata per il riconoscimento. Il suo Evolution, coproduzione tra Proton Theatre e Ruhrtriennale, è stata considerato il vertice dell’edizione 2019 di questo festival. Due anni più tardi, l’adattamento cinematografico dello spettacolo sarà presentato in anteprima al Festival di Cannes – all’interno della sezione Cannes Première – e distribuito in Italia con il titolo Quel giorno tu sarai. Nel 2024 riceve il Nestroy Prize come miglior regista per Parallax: è il primo regista ungherese a ottenere il prestigioso riconoscimento teatrale austriaco con una produzione del proprio paese (Proton Theatre). Dal 2003 si occupa anche di opera lirica; la sua regia dell’Affare Makropulos è nominata all’International Opera Award nella categoria Migliore nuova produzione. Nello stesso anno è al Festival di Cannes; qui, nel 2005, Johanna – adattamento operistico della storia di Giovanna d’Arco – è presentato nella sezione indipendente Un certain regard. Nel 2014, il suo sesto lungometraggio, White God, vince il premio principale di questa stessa sezione. Tre dei suoi lungometraggi hanno partecipato alla competizione ufficiale di Cannes: Delta nel 2008, Tender Son nel 2010, Una luna chiamata Europa nel 2017. Il suo primo film in lingua inglese, Pieces of a Woman è stato presentato alla 77a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2020 – la protagonista, Vanessa Kirby, ha ottenuto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile – ed è diventato un successo su Netflix.